domenica 18 settembre 2016

Scegliersi








Scegliere è un diritto e un dovere.
Ma è un’azione unilaterale.
Vai dal fruttivendolo, allunghi l’indice e scegli una mela o un pomodoro; dal panettiere scegli il tuo panino…
Oppure scegli un vestito, un mobile o il posto per le vacanze.
Scegliere puoi intenderlo come selezionare: per me è una parola bruttissima.
Lo è da quando quel dito mi evitava, fino a che non ero l’ultimo della fila per la partita di pallone.
È una parola che non ci dovrebbe essere. Dovrebbe esistere solo al riflessivo.
Scegliersi.
Pensate a quanto cambia la connessione tra persone e cose. Non è per caso vero che in un luogo, voi ci tornate perché anche quello vi ha scelto?
Oppure avete mai avuto l’impressione che la scelta di un libro sia avvenuta da entrambe le parti, anzi, che sia stato quello a chiamarvi?
Ma quelle son cose…
Pensate agli amici.
Pensate al vostro amore. Avete scelto o vi siete scelti?
Scegliersi è condividere una decisione; scegliersi è “farsi oggetto di reciproca scelta”.
Scegliersi sono due dita che si toccano.

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