venerdì 30 settembre 2016

La pioggia e il vento



La pioggia e il vento sono promesse.
Mi piacciono quando arrivano annunciati dai colori del cielo, o dall’aria satura che riempie le narici, e rimangono discreti, fuori dalle mura di casa.
A occhi chiusi puoi ascoltare lo spartito della natura che pizzica le imperfezioni della città: in una corda per i panni che dondola, in una porta allentata, una finestra vecchia o una corsa sfrenata, che lascia orme che si riempiono.
Come i vuoti della memoria.
Attraverso la trasparenza del vetro si fanno nitide le gocce, nel loro piccolo viaggio, e si portano dietro i miei ricordi di una volta, in montagna, che mio padre camminava ancora, odore di castagne e fumo dolce di caminetti, muri di pietra e viottoli storti.
Sorrisi e foglie pesanti, bucature di ricci e pianti, io piccino con la candela al naso e le lacrime mescolate a terra, come queste gocce che col dito accompagno a morire.
Mi faccio distante dal presente e cerco di raccogliere ogni germoglio del passato, annaffiato da quest’acqua benedetta che picchietta sui vetri, come per avvertire: - attento che stanno passando dei ricordi.
E potrebbero non tornare.
Le tristezze o le gioie, le metto tutte nello stesso sacco.
E le accompagno, qui, sotto l’occhio, nel loro piccolo viaggio.

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