mercoledì 14 settembre 2016

Figlia mia






Figlia mia…
Guardo piegarti la faccia una volta al mese e tenerti la mano al basso ventre, come ci fosse qualcosa da proteggere. Di già.
Ma sono inerme dal consolarti per qualcosa di naturale.
Vorrei farmi dolore, per poter provare soltanto a starti vicino e condividere questi momenti.
Come faccio a dirti che sono benedetti?
Come faccio a raccontare a te, che sanguinare è bello, se dubito anch’io?
Che la corona con cui molti uomini vi adornano è fatta di sangue rappreso?
Chi gli ha insegnato a calpestarvi? A considerarvi cosa?
No, non c’è giustizia.
Dovremmo sanguinare noi, ma dalla bocca, o dagli occhi, per sperare soltanto di pareggiare millenni di torti e di sbagli e di prevaricazioni.
Dovremmo strisciare in un inferno in cui ci è proibito alzare lo sguardo per fissarvi gli occhi.
Dovremmo fare come le api, che si alzano in volo verticale, in volo nuziale per raggiungere la regina e cadere giù spossati mentre pensiamo ai nostri sbagli.
Che tanto ci sono.
Sempre.


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