sabato 30 marzo 2013

Ragazza padre




Lo sapeva.
Non c'è dubbio. Non ho mai fatto niente per nascondermi e ho sempre vissuto fuori dalle mura, a testa alta.

Certo che lo sapeva, il bastardo.
Nella sua mente ero una fantasia da soddosfare; un feticcio da cui il comune senso del pudore distoglie lo sguardo, l'anomalia, la lesbica.

Sono sempre stata padrona di me stessa, non ho mai perso il controllo.
L'unica volta l'ho voluto io, tanti anni fa quando, ancora ragazze, la mia compagna scostava le vesti fissandomi negli occhi, quella sera d'autunno che bagnammo di vino il nostro bacio. 

Fino a quel momento l'unica persona ad avermi mai spogliato era stata mia madre.
Lo faceva cantandomi canzoni, lavando la mia pelle ingenua e cospargendomi di crema e coccole.

Ma quando, all'improvviso, qualcun altro prende il timone e comincia a farti disperdere, fino al naufragio....
Quando ti senti sbucciare i vestiti e poi la pelle e poi l'anima e poi... non capisci più niente.
Il mondo si scuote.
Intorno scorrono le immagini crepate di un film muto.
Poi i suoni cominciano a filtrare come urlati in una stanza vuota e buia.

Isoli i tuoi sensi, tentennando in balia degli eventi, nelle sporche mani di uno sconosciuto che guida una danza di morte, mentre sassi e foglie ti stropicciano la carne, confondendosi con il nemico, provocandoti lo stesso dolore. Lacerando, lacerando tutto.

Sento uscire da quella bocca oscena il suono accademico di una parola
che riveste la mia naturale esistenza e sulla quale lui ha sognato di piantare la sua bandiera.

Il cervello anestetizza il dolore con il sogno ma quando ritorni, trovi un oceano di spine che le onde spingono contro ogni pensiero.
Continuare a vivere è mettere un passo davanti all'altro sul filo di seta che è diventato il tuo mondo.
E capita che il gesto di un animale lasci un'impronta dentro

Ma non cadrò, perché dall'altro lato ci sei tu; non avrai un padre. Il tuo è un cavaliere dell'incubo.

Ti guardo guardarmi e sfioro l'idea di quanto grande sia la vita, se da una cosa così cattiva ne è nata una così bella.
Ti basterò io, con un fardello che la luce del tuo amore fatica a nascondere.
Ci sarò io per te, piccola ginestra.
Orgogliosamente, da sola, fino alla fine, sarò la tua mamma.
Per gli altri: ragazza padre; un'altra etichetta da cui non mi farò graffiare.


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Marco Frosali
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