lunedì 15 ottobre 2012

Le Storie Bonelli.

Di storie Bonelli ne leggo da una vita.
Da questo mese ho il piacere di una nuova lettura, spero lunga, infinita.
Spero di invecchiare con questa collana, così come sono cresciuto con le serie infinite che ancora oggi allietano le mie giornate.

Copertina del primo numero del mensile Bonelli "Le Storie"


Oggi leggo Le Storie, con la S maiuscola.
Avventure di autori (già apprezzati altrove) cui è stata data la possibilità di cimentarsi in liberi che spaziano in direzioni nuove, inesplorate dalla tradizione bonelliana o da tempo assenti dal palinsesto.
Sembra che si possa sperare anche di ritrovare quei personaggi che nel corso dei mesi abbiano avuto più seguito, che ci sia la speranza di vedere una storia, un protagonista, trasformarsi in serie autonoma.

Una citazione a parte la merita il copertinista Aldo Di Gennaro, un grande autore che affresca (letteralmente) i pannelli delle copertine.

Illustrazione di Aldo Di Gennaro


Le Storie, la nuova frontiera della narrazione.
Buffo che coincida con un antologico, una tipologia di pubblicazione data per spacciata (che in effetti, nel recente passato ha visto cadere molte fortezze), estinta, ma che risorge nel formato e con la dignità, tipici del fumetto italiano.

E' probabile che il pubblico sia ormai smaliziato, abbastanza abituato alla discontinuità di contenuti (che abbiano contribuito le serie a termine giapponesi?), all'attesa  (grazie anche alla moda delle stagioni dei serial americani?).
Insomma, sarebbe una bella rivincita se questa nuova Storia riuscisse ad avventurarsi nel futuro, passando attraverso ai nuovi concorrenti dell'intrattenimento.

Io sono a bordo.

domenica 7 ottobre 2012

Ulisse è morto.

"... Non vogliate negar l'esperienza
di retro al sol, del mondo sanza gente.
Considerate la vostra semenza
fatti non foste a viver come bruti
ma per seguir virtute e canoscenza"

... ma anche no.

Immagine a corredo presa dal web.


Uno degli aspetti che da sempre contraddistingue la razza umana è la ricerca, figlia della curiosità.
Può essere materiale o intellettuale ma da quando l'ominide ha alzato la testa e ha cominciato a far lavorare il cervello, non si è più fermato.
La ricerca si è evoluta con la razza umana e il metodo con cui perseguirla è diventato sempre più complesso e razionale.
Nella porzione del canto di Dante postata sopra, l'Alighieri consegna al tempo l'indole umana, quella cosa che, insieme al bel pollice opponibile, ci rende la razza più intelligente.

Va beh, tralasciamo tutto ciò che quest'ultima affermazione potrebbe comportare...

La ricerca ha permesso all'evoluzione di essere meno casuale.
La ricerca adesso è un pò meno libera; appannaggio di società private che la finanziano e dalla quale vogliono risultati economici.
Giusto o sbagliato, è un aspetto reale.

Il problema è che le persone stanno perdendo il bisogno di ricercare.

Per assurdo, farlo oggi è talmente facile che persino un bimbo digita alcune lettere su un motore di ricerca e questo gli propone migliaia di risultati da vagliare.

Ma questa non è Ricerca.
Quella a cui mi riferisco coincide con il tempo che viene dedicato alla persecuzione di un obiettivo: una ricerca in biblioteca, la voglia di riascoltare una canzone che da settimane la radio non passa, un episodio di quel cartone animato o quel film che da troppo tempo non traspettono...
Con l'attesa e la speranza, la pazienza.
Cercare oggi, secondo me, è diventato più facile e superficiale.
Il problema è che in alcune scuole elementari, far fare una ricerca moderna, coincide col far cercare su Google o Wikipedia un particolare argomento.
Con tutto il rispetto e con la consapevolezza che quelli citati siano strumenti essenziali e probabilmente i più attendibili, trovo più adeguato far passare il messaggio che molto di quello che appare in rete potrebbe essere distorto o non aderente alla realtà.

Non dovrei essere io ad aprire l'enciclopedia a mia figlia e farle vedere come faceva il babbo ai suoi tempi (eh sì, ci son arrivato a farmi sentir dire la frase ferale) e confrontare se le due fonti coincidono.
Io stesso dipendo tantissimo dalla rete per le mie ricerche.

Questo aspetto, d'altronde, si propaga nel mondo mediatico. Mi è capitato più volte di leggere notizie ritrattate perchè l'origine era stata velocemente cercata in rete e risultata falsa.

Tornando alla ricerca più "alta", quella che porta alle scoperte, alla consapevolezza, all'evoluzione della propria conoscenza, la trovo in serio pericolo.
Prendendo per esempio la tecnologia, ricordo che per smanettare con i primi computer, si diventata tutti un pò programmatori. Ricordo di programmi in linguaggio Basic chilometrici per veder spuntare la rappresentazione grafica di una equazione o un diagramma.

Non è così con i nuovi sistemi informatici; immediati e facilmente comprensibili: fanno tutto loro.
Sapere come sono fatti dentro e quali programmi li muovono diverrà appannaggio degli addetti ai lavori; questo per tutti gli strumenti, dagli elettrodomestici alle automobili.
Ciò renderà l'essere umano più passivo, dipendente dagli esperti, riavvicinandoci a tutta quella fascia evolutiva che da un pò ci eravamo lasciati alle spalle.

Insomma, non credo che la scimmia in un laboratorio non saprà usare un ipad...

Concludendo, le nuove generazioni, secondo me, saranno meno curiose, meno pazienti e meno spiazzate dalle novità.

venerdì 5 ottobre 2012

Repetita iuvant. Nelle favole pero'...

Di tanto in tanto, per accompagnare il sonno della giovane prole, prendo un bel librone di storie per la buonanotte, contenente racconti tratti dal folklore mondiale e leggo un'avventura, scelta dopo vari litigi e votazioni.
Per lo più le novelle sono prese da quelle contenute ne "Le mille e una notte" ma simili ispirazioni si ritrovano anche in diverse altre culture.

E' probabile che questo genere di storie sia stato originato da racconti che si facevano tra adulti,contenenti una morale ben precisa e che col tempo si siano plasmate per i più piccoli.
Un po' come le favole dei fratelli Grimm che all'osso non sono poi così tranquille e rilassanti ma contengono situazioni turbolente e angoscianti, spesso irrisolvibili.


Immagine a corredo trovata sul web


Nel libro cui accennavo sopra, queste storie hanno alcuni comuni denominatori che, letti oggi, fanno sorridere ma che probabilmente rispecchiano la realtà di un certo tipo di corti reali, nelle quali si poteva morire per molto poco.

La menomanza.
Ai protagonisti capita di trovare teste mozzate parlanti, animali antropomorfi, esseri imprigionati in oggetti (alzi la mano chi non ha pensato al genio della lampada). Queste figure sono ossessionate dalla vendetta o dal riscatto morale o sociale e per questo aiutano con magie o portenti chi li trova e li accoglie. Spesso i nuovi possessori sono o divengono tiranni a sua volta, presi dalla cupidigia e dai facili guadagni.

La conquista della principessa.
Talvolta un paggio, un militare in pensione o un contadino, ascoltano per caso la conversazione di un esponente della casa reale regnante. La principessa (e spesso le sue sorelle), non riescono a trovare marito. Per questo, rievocando i duelli cortesi, i regali genitori (spesso è presente solo il re vedovo)propongono sfide mortali. I pretendenti che si presentano dovranno assolvere a un compito per meritarsi una sposa di tal lignaggio. Talvolta devono compiere missioni, altre volte sembra di assistere a vetusti "Giochi senz frontiere". Dopo aver sterminato battaglioni di uomini pieni di speranza, se alla fine non si riesce nell'intento, si può perdere (in ordine di importanza): senno, arti, la testa.
La cosa angosciante, è che sono tutti felici e contenti.
Effettivamente, all'epoca della tradizione orale, il politically correct non era ancora diffuso.

Il riscatto del fratello piccolo (alla faccia dei fratelli o del padre debosciato).
Non mi dilungherò su questo aspetto. Citerò solo "Pollicino"; una favola in cui i genitori, siccome non hanno abbastanza da mangiare, pensano giustamente di allontanare i 7 figli per sperderli nel bosco. Siccome ritornano, cosa fare? Organizzare un altro tentativo con un pizzico di furbizia in più.
E' vero che ci sono anche casi in cui un fratello piccolo rimasto orfano, riesce ad affermarsi con un sotterfugio a conquistare la figlia del re (con divertenti commistioni tra questo punto e i precedenti).

Il povero arricchito che abusa del nuovo status e perde tutto (variante: mantiene lo status se si comporta bene)
Solitamente il protagonista di queste storie appartiene alla fascia più povera della popolazione. Visto che l'ISE è un'invenzione recente, ad aiutare la classi disagiate pensa allora la fortuna.
Capita di trovare per strada uno degli articoli citati nel primo punto e usarlo per arricchirsi e trovare riscatto.
Durante questa fase può scattare la cupidigia, l'egoismo. Il disagiato allora passa dall'altra parte della barricata e diviene a sua volta prepotente e indifferente ai problemi altrui.
Assistiamo allora a un ravvedimento, per cui il protagonista capisce lo sbaglio (tornando povero o divenendo benefattore) oppure perde tutto, finendo in una situazione peggiore di quella iniziale.

Ecco.
Non ho così tanta esperienza da poter fare un trattato. Però queste considerazioni vengono in mente durante la lettura.
Tanto più che i bambini di oggi sono svegli e interrompono ogni tre per due per avere spiegazioni sulle continue contraddizioni che oggi certe storie fanno venire loro in mente.

Mi viene da pensare che a livello di trama, assistiamo a racconti piuttosto semplici e assurdi, talvolta totalmente nonsense.
Oggi disponiamo di una vasta letteratura per ragazzi.
Mi chiedo se anche la morale ha seguito l'evoluzione dei più piccoli. Nelle storie citate sopra era piuttosto chiaro cosa doveva affiorare da un secondo livello di lettura. Oggi le avventure sono molto articolate e gli autori tengono la trama sotto tiro per consegnare un lavoro che sia adatto al nostro tempo.
Secondo me, l'articolazione delle storie (che per essere al passo coi tempi hanno ragione di evolversi), rende in qualche caso meno immediata la meta-lettura, consegnando avventure di buon livello e accattivanti ma forse meno immediate e non alla portata di tutti. Anche perchè l'attenzione è tutta concentrata allo svolgimento.

E' chiaro che mi baso sull'esperienza diretta; pronto per essere contraddetto.

Di una cosa sono sicuro: alcuni libri per ragazzi, specialmente quelli che possiedo, dedicati ai classici delle favole, sono spesso raffazzonati, contengono errori ortografici, termini difficili oppure disegni non corrispondenti al testo che viene letto.
Quest'ultimo aspetto, in particolare, distrae il piccolo ascoltatore che si chiede dove sia l'oggetto di quello che sta ascoltando.

Mi è capitato anche di peggio. Parlo di quei libretti dedicati alla fascia di età tra i 2 e i 3 anni.
Ho trovato prodotti di editori sconosciuti che si propongono come educativi ma che in realtà non sono adatti. Lo so perchè ho visionato materiale logopedistico o utilizzato in neuropsichiatria infantile.
Le due branche si assomigliano; pescano da un serbatoio comune che modella i contenuti per la ricettività di quel periodo della vita: uno per scopi educativi e correttivi, l'altro per il divertimento e lo svago.
Sempre secondo la mia esperienza, certe tematiche sono sottovalutate da qualche addetto ai lavori.
Per fortuna, ci sono fior di case editrici competenti e attente al fatto che l'aspetto ludico di un prodotto per piccoli deve per forza essere adatto e che in quel momento della crescita, ogni mattone incrinato  può compromettere l'intera struttura.

mercoledì 3 ottobre 2012

Canale Cultura sul digitale.

Alle ore 21 delle domeniche 7 e 14 di ottobre, parte la sfida di un canale televisivo dedicato alla cultura in generale: il 130 del Digitale Terrestre.
Un impegno delicato che vede impegnati alcuni importanti rappresentanti delle più svariate discipline intellettuali ma anche mainstream.

La notizia è apparsa sul forum di "Writers magazine italia" , riporto sotto l'intera news:


Il logo del forum


"Un ex ministro della Repubblica disse che “con la cultura non si mangia”, sostenendo quindi che fosse inutile investire soldi e risorse per i beni culturali, per il cinema, per la letteratura.
Forse è vero, con la cultura non è facile dar da mangiare a scrittori, registi, poeti o chiunque si adoperi per essa, però forse si può cercare di assaporare il gusto di questa cultura tanto bistrattata nel nostro Paese.

Per questo un gruppo di imprenditori e operatori di vari settori culturali, dal cinema alla letteratura alla musica al teatro, ha deciso di organizzarsi per dare vita a un canale televisivo dal nome significativo e molto pericoloso, almeno per ciò che riguarda l’Auditel (o quello che si pensa debba andare bene per l’Auditel): Canale Cultura.

L’intenzione è di degustare la cultura a tutti i livelli, attraverso trasmissioni che affrontino il cinema, la letteratura, la musica, il teatro, la scultura, l’arte in tutte le sue forme, in modo non convenzionale, coinvolgendo il pubblico e gli operatori di tutti questi settori in programmi facilmente fruibili e curiosi, che possano destare l’attenzione di chi non ha per la mente solo Il Grande Fratello, il gossip, i battibecchi dei talk show televisivi e lo squallore di tanta programmazione commerciale.

Canale Cultura trasmetterà sul Digitale Terrestre, su diverse frequenze a livello nazionale, ma la partenza è destinata per il momento a un paio d’ore di trasmissione sul Channel 24 (canale 130 del digitale,
www.channel24.it), la domenica alle ore 21, per presentare i nostri programmi, i presentatori delle nostre trasmissioni, e gli intenti di tutto il gruppo di Canale Cultura.

Domenica 7 ottobre, alle ore 21, su Channel 24 (canale 130 del Digitale Terrestre), andrà in onda un talk show di presentazione di Canale Cultura, con ospiti i presentatori dei vari programmi che si stanno allestendo per il canale. Fra costoro, Joe Denti per il cinema, il maestro Vince Tempera per la musica, Franco Forte per la scrittura e la letteratura, Chiara Boeri per il mondo delle produzioni TV e i corti, e molti altri.

Domenica 14 ottobre, alle ore 21, su Channel 24 (canale 130 del Digitale Terrestre), andrà in onda una puntata dedicata al cinema e al delitto, a cura di Joe Denti e con ospite Franco Forte, direttore editoriale del Giallo Mondadori. A seguire, il film “Il mistero del Falco”, interpretato da Humphrey Bogart e tratto dal libro di Dashiel Hammet “Il falcone Maltese”, capostipite dell’hard boiled americano.

E poi… prossimamente un incontro sulla spy story, uno sulle dark ladies del cinema e della letteratura e… molto altro.

La Writers Magazine Italia è partner di questo progetto, e presto daremo la possibilità al nostro magazine, a Delos Books e ai tanti bravi autori che stanno emergendo grazie alle loro doti e alla frequentazione delle nostre iniziative, di avere uno spazio importante in TV, con una trasmissione dedicata, a cura di Franco Forte

Restate sintonizzati, perché stiamo crescendo in fretta...
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Lodevole iniziativa visto che lo spazio che i maggiori network dedicano a certi argomenti è praticamente scomparso o presentato a orari impossibili.