lunedì 26 novembre 2012

Social Network

La possibilità di comunicare facendo interagire i propri pensieri (rendendoli potenzialmente alla portata di tutti grazie alle condivisioni, ai copia-incolla, ecc...), offre un'occasione unica nella storia umana.

Da quasi un decennio questa pratica è spesso analizzata dai vari media. Si cerca di capirne i pregi e i difetti. Si vuol trovare un'etichetta per dire se internet, nelle sue molteplici piattaforme, è il male oppure il bene.
Chiaramente è grigio, lo stesso colore della verità.


Immagine a corredo trovata in rete.

Tutto dipende da chi lo usa, da come lo fa, dalle intenzioni che ha.
E' come guidare un veicolo: puoi uccidere perdendo il controllo o arrivare in tempo ad un appuntamento anche se hai fatto attraversare un'anziana signora.

La possibilità delle persone comuni di conoscere la quotidianità di chi le circonda, è una conquista che cammina di pari passo con l'evoluzione umana.
Nella preistoria "mediatica" interagire è stata un'opportunità limitata ad un ristretto numero di persone, familiari o conoscenti, in relazione alla presenza fisica su un territorio.
I primi media hanno allargato questo spettro, fornendo la possibilità di scegliere tra quelle poche cose che passavano dalla carta, dalla TV e dalla radio. In questa fase e per questi media, l'interazione è sostanzialmente passiva.

Quello che davvero è cambiato con i Social Network, luoghi virtuali dove si possono esprimere  pensieri più o meno estemporanei, altrimenti destinati all'oblio, è che ognuno può decidere cosa cercare.
Inoltre quei pensieri rimangono scritti.
Comporranno l'incredibile eredità di soggetti di cui altrimenti nessuno avrebbe mai saputo niente.
Nemmeno i propri figli.

Stanno crescendo le prime generazioni di giovani che potranno giudicare i propri genitori con strumenti prima inesistenti.
Si abbasserà l'età in cui si comprende la fallibilità degli adulti, e quella della nascita della disillusione.

Stanno invecchiando le prime generazioni di adulti che hanno lasciato la propria impronta virtuale a futura memoria.

Ho sempre solo intuito la gran parte dei pensieri dei miei genitori. Le parole, come dice il saggio, le porta via il vento e solo raramente rimangono impresse nella memoria.

Le mie figlie invece potranno giudicarmi (nel bene e nel male) per quello che ho lasciato scritto; dalla cosa più ponderata, a quella più immediata.
Potranno stabilire, una volta adulte se, quali e quante maschere ho indossato nella mia vita virtuale e confrontarle con il vissuto quotidiano.

La coscienza di ciò è terribile, esattamente come essere giudicati dei propri figli.
Ma è quello che accadrà, senza che ce ne rendiamo conto.
E la cosa più tremenda sarà sentirsi dire: potevi passare più tempo con noi?

Allora la questione si amplia: e' sbagliato rubare tempo alla famiglia per scrivere di noi su un pannello virtuale?

Dipende da cosa filtrerà di noi, dalle cose che abbiamo lasciato nella rete.
Dipende da quanto ci accresce condividere certe emozioni e leggerne degli altri.

Perchè alla fine tutto ciò che perseguiamo è l'autodeterminazione dell'essere e riuscire a realizzare i nostri desideri, di riflesso, avrà un effetto benefico anche verso i nostri cari.


martedì 20 novembre 2012

L'ombra dei Pink Floyd

Le persone sono tanto importanti quanto più è grande l'ombra che lasciano nella storia.
E' proprio quando il sole è al crepuscolo che l'ombra diventa più lunga.

Copertina del libro edito da Giunti.


Il crepuscolo dei Pink Floyd non segna una fine, è solo l'attesa di una nuova luce.
Quello che hanno fatto appartiene ormai alla storia della musica, quello che possono fare insieme non aggiunge nulla al passato.
Un po' perchè Richard Wright è deceduto nel 2008.
Un po' perchè non esistono altri pezzi nuovi.
Tutti i team-up recenti avvenuti dopo il live-aid del 2005, sanno di nostalgico revival per appassionati.

Quello che i componenti del gruppo sentivano di comunicare l'hanno già espresso nei loro album ma quello che mi incuriosisce di queste band storiche sono i retroscena mai narrati, le foto sconosciute, i fattarelli piccanti che sono filtrati nel tempo.

Il libro postato sopra presenta una sarabanda di aneddoti che ha accompagnato una bella lettura di approfondimento sulle pesone dietro gli strumenti.

God save the Pink Floyd.

giovedì 8 novembre 2012

I cipressi e la Terra

Immagine a corredo trovata in rete.


I cipressi sono i silenti testimoni dell’immobilità.

Sfilano per strade che non portano in nessun posto, alfieri delle nostre memorie.

Sono le dita degli dei che tengono separate la carne dalle nostre illusioni che rimangono a galleggiare insieme al rimpianto, come la nebbia autunnale, pronte per trovare un nuovo alloggio.
E l’illusione più grande è quella che trova subito dove attecchire le sue radici, da qualche parte, nell’antro più riposto, dove risiede la speranza che germoglia nella negazione della fine.

Quante ossa la Terra ha ripreso indietro?
Ci sforziamo di viaggiare, con il corpo e con la mente ma rimaniamo sempre qua. E ci rimarremo per sempre finché non saremo qualcosa d’altro, forse di più utile.
Quante ossa sono accatastate sotto i nostri passi? La Terra gronda dei morti del passato e sembra non esserne mai piena.

Eppure è la stessa Terra, placenta dei vivi, rigoglioso alveare dove trascorrere il tempo che passa tra l’andata e il ritorno.
Eppure è la stessa Terra che dona la vita a pretendere il tributo del nostro involucro vuoto.


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Marco Frosali

N.B.: Vietata ogni riproduzione anche parziale senza la citazione del nome dell’autore.

lunedì 5 novembre 2012

I miti non si scelgono da soli

I miti non hanno vita facile.
Se sei un mito devi per forza aver passato un brutto quarto d'ora, anche solo una volta nella vita.
Spesso non c'è nemmeno la soddisfazione di godersi lo status, perché il protagonista non arriva ad esser vecchio.
Soprattutto, i miti sono inconsapevoli di esserlo nel momento che compiono l'azione per cui saranno ricordati.

Il mito dell'unicorno, foto presa dalla rete.

 
Persino trovare un reale sinonimo di mito è un'impresa mitologica.

Oggi capita di incontrare i "falsi miti"; parlarne sa di retorica e predicazione.
Forse perché ce ne sono troppi di preconfezionati.
La capillarizzazione dei media ha reso loro la vita difficile.
Qualcuno lo becchi e te ne tieni alla larga, mentre altri riescono a essere miti a tempo determinato (ossimoro, invero, perchè un mito è per sempre).
In realtà alcuni media cercano di produrre un mito su misura per una certa fascia di utenti, cercando di carpire in anticipo le abitudini e le passioni di un certo momento storico.
Questi miti con timer non sono eterni ma producono abbastanza denaro da accontentare chi li ha creati.

Diamo un taglio al problema.

Non voglio parlare dei miti della letteratura classica o della storia, perchè non sono proprio quello che mi serve per illustrare il senso di questo post.
Non voglio nemmeno alludere a periodi o luoghi leggendari perchè non coglierebbero il senso di quello che voglio dire.

Questo perchè sono ormai consacrati nel tempo, indipendentemente dalla piattaforma culturale che li presenta.

Mi piacerebbe invece parlare di miti generazionali.

Woodstock, per esempio, oppure Il film-musical "The Rocky Horror Picture Show" ma anche Pinocchio, L'Apollo 11, Martin Luther King, Michael Jakson, Pelè, Mohamed Alì... tutto ciò è mito. E' mito adesso e lo sarà per sempre anche se esiste da pochi decenni.

Perchè per sempre? Come faccio a saperlo?
Perchè a me non piace l'Eneide (preferisco l'Odissea anche se quella puntatina nell'Ade è di una forza inaudita) ma capisco perchè appartenga al mito e concordo che lo sia.

Quanto citato sopra rimane un mito, perchè una certa generazione lo ha decretato tale e tale sarà considerato fino alla fine della loro esistenza (l'effetto nostalgia incrementerà la forza del ricordo).
Le generazioni future verranno a patti con le leggende dei loro predecessori e qualcuno capirà o rispetterà l'idea.

Adesso prendo due film che sono molto differenti ma che calzano a pennello per il mio discorso.
Il "Corvo" e "Avatar".

Il primo è un mito, il secondo no.
Parere personale, certo ma sono abbastanza sicuro di quello che ho detto.
Hanno cercato di elevare il film di Cameron a uno status eterno grazie a un bottage pubblicitario e un marketing senza precedenti ma è andata male. Può piacere o meno ma quello che rimane di questo colossal è l'icona modificata e blu di alcuni volti qua e là sui social network.
Potrei dire la stessa cosa di tanti remake gettati in pasto al mondo per fare cassa.

Il Corvo è un film con costi irrisori rispetto alle grosse produzioni hollywoodiane. Presenta autori praticamente sconosciuti che recitano la trama di un fumetto esploso soltanto dopo il successo del film.
Per citare un altro mito: Frankenstain Junior.

Perchè il Corvo è un mito e Avatar no?

Perchè un mito capita.

Te ne accorgi dopo un po', quando capisci che altre migliaia di persone provano per una certa cosa il tuo stesso sentimento.
Quando pensi a quello spillo che hai sentito nella schiena in un certo momento, per una certa frase o una musica, una storia...
Quella cosa la citi insieme al suo contesto in momenti particolari della vita e ti accorgi che è così calzante che diventa universale.
E' così che si trasmette il mito.
 

lunedì 15 ottobre 2012

Le Storie Bonelli.

Di storie Bonelli ne leggo da una vita.
Da questo mese ho il piacere di una nuova lettura, spero lunga, infinita.
Spero di invecchiare con questa collana, così come sono cresciuto con le serie infinite che ancora oggi allietano le mie giornate.

Copertina del primo numero del mensile Bonelli "Le Storie"


Oggi leggo Le Storie, con la S maiuscola.
Avventure di autori (già apprezzati altrove) cui è stata data la possibilità di cimentarsi in liberi che spaziano in direzioni nuove, inesplorate dalla tradizione bonelliana o da tempo assenti dal palinsesto.
Sembra che si possa sperare anche di ritrovare quei personaggi che nel corso dei mesi abbiano avuto più seguito, che ci sia la speranza di vedere una storia, un protagonista, trasformarsi in serie autonoma.

Una citazione a parte la merita il copertinista Aldo Di Gennaro, un grande autore che affresca (letteralmente) i pannelli delle copertine.

Illustrazione di Aldo Di Gennaro


Le Storie, la nuova frontiera della narrazione.
Buffo che coincida con un antologico, una tipologia di pubblicazione data per spacciata (che in effetti, nel recente passato ha visto cadere molte fortezze), estinta, ma che risorge nel formato e con la dignità, tipici del fumetto italiano.

E' probabile che il pubblico sia ormai smaliziato, abbastanza abituato alla discontinuità di contenuti (che abbiano contribuito le serie a termine giapponesi?), all'attesa  (grazie anche alla moda delle stagioni dei serial americani?).
Insomma, sarebbe una bella rivincita se questa nuova Storia riuscisse ad avventurarsi nel futuro, passando attraverso ai nuovi concorrenti dell'intrattenimento.

Io sono a bordo.

domenica 7 ottobre 2012

Ulisse è morto.

"... Non vogliate negar l'esperienza
di retro al sol, del mondo sanza gente.
Considerate la vostra semenza
fatti non foste a viver come bruti
ma per seguir virtute e canoscenza"

... ma anche no.

Immagine a corredo presa dal web.


Uno degli aspetti che da sempre contraddistingue la razza umana è la ricerca, figlia della curiosità.
Può essere materiale o intellettuale ma da quando l'ominide ha alzato la testa e ha cominciato a far lavorare il cervello, non si è più fermato.
La ricerca si è evoluta con la razza umana e il metodo con cui perseguirla è diventato sempre più complesso e razionale.
Nella porzione del canto di Dante postata sopra, l'Alighieri consegna al tempo l'indole umana, quella cosa che, insieme al bel pollice opponibile, ci rende la razza più intelligente.

Va beh, tralasciamo tutto ciò che quest'ultima affermazione potrebbe comportare...

La ricerca ha permesso all'evoluzione di essere meno casuale.
La ricerca adesso è un pò meno libera; appannaggio di società private che la finanziano e dalla quale vogliono risultati economici.
Giusto o sbagliato, è un aspetto reale.

Il problema è che le persone stanno perdendo il bisogno di ricercare.

Per assurdo, farlo oggi è talmente facile che persino un bimbo digita alcune lettere su un motore di ricerca e questo gli propone migliaia di risultati da vagliare.

Ma questa non è Ricerca.
Quella a cui mi riferisco coincide con il tempo che viene dedicato alla persecuzione di un obiettivo: una ricerca in biblioteca, la voglia di riascoltare una canzone che da settimane la radio non passa, un episodio di quel cartone animato o quel film che da troppo tempo non traspettono...
Con l'attesa e la speranza, la pazienza.
Cercare oggi, secondo me, è diventato più facile e superficiale.
Il problema è che in alcune scuole elementari, far fare una ricerca moderna, coincide col far cercare su Google o Wikipedia un particolare argomento.
Con tutto il rispetto e con la consapevolezza che quelli citati siano strumenti essenziali e probabilmente i più attendibili, trovo più adeguato far passare il messaggio che molto di quello che appare in rete potrebbe essere distorto o non aderente alla realtà.

Non dovrei essere io ad aprire l'enciclopedia a mia figlia e farle vedere come faceva il babbo ai suoi tempi (eh sì, ci son arrivato a farmi sentir dire la frase ferale) e confrontare se le due fonti coincidono.
Io stesso dipendo tantissimo dalla rete per le mie ricerche.

Questo aspetto, d'altronde, si propaga nel mondo mediatico. Mi è capitato più volte di leggere notizie ritrattate perchè l'origine era stata velocemente cercata in rete e risultata falsa.

Tornando alla ricerca più "alta", quella che porta alle scoperte, alla consapevolezza, all'evoluzione della propria conoscenza, la trovo in serio pericolo.
Prendendo per esempio la tecnologia, ricordo che per smanettare con i primi computer, si diventata tutti un pò programmatori. Ricordo di programmi in linguaggio Basic chilometrici per veder spuntare la rappresentazione grafica di una equazione o un diagramma.

Non è così con i nuovi sistemi informatici; immediati e facilmente comprensibili: fanno tutto loro.
Sapere come sono fatti dentro e quali programmi li muovono diverrà appannaggio degli addetti ai lavori; questo per tutti gli strumenti, dagli elettrodomestici alle automobili.
Ciò renderà l'essere umano più passivo, dipendente dagli esperti, riavvicinandoci a tutta quella fascia evolutiva che da un pò ci eravamo lasciati alle spalle.

Insomma, non credo che la scimmia in un laboratorio non saprà usare un ipad...

Concludendo, le nuove generazioni, secondo me, saranno meno curiose, meno pazienti e meno spiazzate dalle novità.

venerdì 5 ottobre 2012

Repetita iuvant. Nelle favole pero'...

Di tanto in tanto, per accompagnare il sonno della giovane prole, prendo un bel librone di storie per la buonanotte, contenente racconti tratti dal folklore mondiale e leggo un'avventura, scelta dopo vari litigi e votazioni.
Per lo più le novelle sono prese da quelle contenute ne "Le mille e una notte" ma simili ispirazioni si ritrovano anche in diverse altre culture.

E' probabile che questo genere di storie sia stato originato da racconti che si facevano tra adulti,contenenti una morale ben precisa e che col tempo si siano plasmate per i più piccoli.
Un po' come le favole dei fratelli Grimm che all'osso non sono poi così tranquille e rilassanti ma contengono situazioni turbolente e angoscianti, spesso irrisolvibili.


Immagine a corredo trovata sul web


Nel libro cui accennavo sopra, queste storie hanno alcuni comuni denominatori che, letti oggi, fanno sorridere ma che probabilmente rispecchiano la realtà di un certo tipo di corti reali, nelle quali si poteva morire per molto poco.

La menomanza.
Ai protagonisti capita di trovare teste mozzate parlanti, animali antropomorfi, esseri imprigionati in oggetti (alzi la mano chi non ha pensato al genio della lampada). Queste figure sono ossessionate dalla vendetta o dal riscatto morale o sociale e per questo aiutano con magie o portenti chi li trova e li accoglie. Spesso i nuovi possessori sono o divengono tiranni a sua volta, presi dalla cupidigia e dai facili guadagni.

La conquista della principessa.
Talvolta un paggio, un militare in pensione o un contadino, ascoltano per caso la conversazione di un esponente della casa reale regnante. La principessa (e spesso le sue sorelle), non riescono a trovare marito. Per questo, rievocando i duelli cortesi, i regali genitori (spesso è presente solo il re vedovo)propongono sfide mortali. I pretendenti che si presentano dovranno assolvere a un compito per meritarsi una sposa di tal lignaggio. Talvolta devono compiere missioni, altre volte sembra di assistere a vetusti "Giochi senz frontiere". Dopo aver sterminato battaglioni di uomini pieni di speranza, se alla fine non si riesce nell'intento, si può perdere (in ordine di importanza): senno, arti, la testa.
La cosa angosciante, è che sono tutti felici e contenti.
Effettivamente, all'epoca della tradizione orale, il politically correct non era ancora diffuso.

Il riscatto del fratello piccolo (alla faccia dei fratelli o del padre debosciato).
Non mi dilungherò su questo aspetto. Citerò solo "Pollicino"; una favola in cui i genitori, siccome non hanno abbastanza da mangiare, pensano giustamente di allontanare i 7 figli per sperderli nel bosco. Siccome ritornano, cosa fare? Organizzare un altro tentativo con un pizzico di furbizia in più.
E' vero che ci sono anche casi in cui un fratello piccolo rimasto orfano, riesce ad affermarsi con un sotterfugio a conquistare la figlia del re (con divertenti commistioni tra questo punto e i precedenti).

Il povero arricchito che abusa del nuovo status e perde tutto (variante: mantiene lo status se si comporta bene)
Solitamente il protagonista di queste storie appartiene alla fascia più povera della popolazione. Visto che l'ISE è un'invenzione recente, ad aiutare la classi disagiate pensa allora la fortuna.
Capita di trovare per strada uno degli articoli citati nel primo punto e usarlo per arricchirsi e trovare riscatto.
Durante questa fase può scattare la cupidigia, l'egoismo. Il disagiato allora passa dall'altra parte della barricata e diviene a sua volta prepotente e indifferente ai problemi altrui.
Assistiamo allora a un ravvedimento, per cui il protagonista capisce lo sbaglio (tornando povero o divenendo benefattore) oppure perde tutto, finendo in una situazione peggiore di quella iniziale.

Ecco.
Non ho così tanta esperienza da poter fare un trattato. Però queste considerazioni vengono in mente durante la lettura.
Tanto più che i bambini di oggi sono svegli e interrompono ogni tre per due per avere spiegazioni sulle continue contraddizioni che oggi certe storie fanno venire loro in mente.

Mi viene da pensare che a livello di trama, assistiamo a racconti piuttosto semplici e assurdi, talvolta totalmente nonsense.
Oggi disponiamo di una vasta letteratura per ragazzi.
Mi chiedo se anche la morale ha seguito l'evoluzione dei più piccoli. Nelle storie citate sopra era piuttosto chiaro cosa doveva affiorare da un secondo livello di lettura. Oggi le avventure sono molto articolate e gli autori tengono la trama sotto tiro per consegnare un lavoro che sia adatto al nostro tempo.
Secondo me, l'articolazione delle storie (che per essere al passo coi tempi hanno ragione di evolversi), rende in qualche caso meno immediata la meta-lettura, consegnando avventure di buon livello e accattivanti ma forse meno immediate e non alla portata di tutti. Anche perchè l'attenzione è tutta concentrata allo svolgimento.

E' chiaro che mi baso sull'esperienza diretta; pronto per essere contraddetto.

Di una cosa sono sicuro: alcuni libri per ragazzi, specialmente quelli che possiedo, dedicati ai classici delle favole, sono spesso raffazzonati, contengono errori ortografici, termini difficili oppure disegni non corrispondenti al testo che viene letto.
Quest'ultimo aspetto, in particolare, distrae il piccolo ascoltatore che si chiede dove sia l'oggetto di quello che sta ascoltando.

Mi è capitato anche di peggio. Parlo di quei libretti dedicati alla fascia di età tra i 2 e i 3 anni.
Ho trovato prodotti di editori sconosciuti che si propongono come educativi ma che in realtà non sono adatti. Lo so perchè ho visionato materiale logopedistico o utilizzato in neuropsichiatria infantile.
Le due branche si assomigliano; pescano da un serbatoio comune che modella i contenuti per la ricettività di quel periodo della vita: uno per scopi educativi e correttivi, l'altro per il divertimento e lo svago.
Sempre secondo la mia esperienza, certe tematiche sono sottovalutate da qualche addetto ai lavori.
Per fortuna, ci sono fior di case editrici competenti e attente al fatto che l'aspetto ludico di un prodotto per piccoli deve per forza essere adatto e che in quel momento della crescita, ogni mattone incrinato  può compromettere l'intera struttura.

mercoledì 3 ottobre 2012

Canale Cultura sul digitale.

Alle ore 21 delle domeniche 7 e 14 di ottobre, parte la sfida di un canale televisivo dedicato alla cultura in generale: il 130 del Digitale Terrestre.
Un impegno delicato che vede impegnati alcuni importanti rappresentanti delle più svariate discipline intellettuali ma anche mainstream.

La notizia è apparsa sul forum di "Writers magazine italia" , riporto sotto l'intera news:


Il logo del forum


"Un ex ministro della Repubblica disse che “con la cultura non si mangia”, sostenendo quindi che fosse inutile investire soldi e risorse per i beni culturali, per il cinema, per la letteratura.
Forse è vero, con la cultura non è facile dar da mangiare a scrittori, registi, poeti o chiunque si adoperi per essa, però forse si può cercare di assaporare il gusto di questa cultura tanto bistrattata nel nostro Paese.

Per questo un gruppo di imprenditori e operatori di vari settori culturali, dal cinema alla letteratura alla musica al teatro, ha deciso di organizzarsi per dare vita a un canale televisivo dal nome significativo e molto pericoloso, almeno per ciò che riguarda l’Auditel (o quello che si pensa debba andare bene per l’Auditel): Canale Cultura.

L’intenzione è di degustare la cultura a tutti i livelli, attraverso trasmissioni che affrontino il cinema, la letteratura, la musica, il teatro, la scultura, l’arte in tutte le sue forme, in modo non convenzionale, coinvolgendo il pubblico e gli operatori di tutti questi settori in programmi facilmente fruibili e curiosi, che possano destare l’attenzione di chi non ha per la mente solo Il Grande Fratello, il gossip, i battibecchi dei talk show televisivi e lo squallore di tanta programmazione commerciale.

Canale Cultura trasmetterà sul Digitale Terrestre, su diverse frequenze a livello nazionale, ma la partenza è destinata per il momento a un paio d’ore di trasmissione sul Channel 24 (canale 130 del digitale,
www.channel24.it), la domenica alle ore 21, per presentare i nostri programmi, i presentatori delle nostre trasmissioni, e gli intenti di tutto il gruppo di Canale Cultura.

Domenica 7 ottobre, alle ore 21, su Channel 24 (canale 130 del Digitale Terrestre), andrà in onda un talk show di presentazione di Canale Cultura, con ospiti i presentatori dei vari programmi che si stanno allestendo per il canale. Fra costoro, Joe Denti per il cinema, il maestro Vince Tempera per la musica, Franco Forte per la scrittura e la letteratura, Chiara Boeri per il mondo delle produzioni TV e i corti, e molti altri.

Domenica 14 ottobre, alle ore 21, su Channel 24 (canale 130 del Digitale Terrestre), andrà in onda una puntata dedicata al cinema e al delitto, a cura di Joe Denti e con ospite Franco Forte, direttore editoriale del Giallo Mondadori. A seguire, il film “Il mistero del Falco”, interpretato da Humphrey Bogart e tratto dal libro di Dashiel Hammet “Il falcone Maltese”, capostipite dell’hard boiled americano.

E poi… prossimamente un incontro sulla spy story, uno sulle dark ladies del cinema e della letteratura e… molto altro.

La Writers Magazine Italia è partner di questo progetto, e presto daremo la possibilità al nostro magazine, a Delos Books e ai tanti bravi autori che stanno emergendo grazie alle loro doti e alla frequentazione delle nostre iniziative, di avere uno spazio importante in TV, con una trasmissione dedicata, a cura di Franco Forte

Restate sintonizzati, perché stiamo crescendo in fretta...
"


Lodevole iniziativa visto che lo spazio che i maggiori network dedicano a certi argomenti è praticamente scomparso o presentato a orari impossibili.

mercoledì 27 giugno 2012

Sulle tracce di Tin Tin

Una delle più famose immagini diTin Tin - Copiright degli aventi diritto

Tin Tin è uno dei simboli della bandè dessinée francese e da decenni, oltre ad essere un best-seller, occupa un posto privilegiato nella classifica delle opere più importanti per la storia del fumetto.

Da alcune settimane Rai5 propone una serie di "rievocazioni" che ripercorrono le vicende della collana dedicata al biondo personaggio di Hergè con una serie di documentari intitolati "Sulle tracce di Tin Tin".

Ogni episodio accosta una parte documentaristica dei luoghi esotici (o meno) che Tin Tin visita, all'avventura che vive in quel posto particolare, sovrapponendo con una magistrale regia filmati reali, vignette animate in un vortice di narrazione e informazione così legati da costituire un'omogeneità ipnotizzante.

Sul primo sito linkato qui sotto, dedicato alle repliche degli episodi, è possibile rivedere alcune puntate di questo programma.

Sulle tracce di Tin Tin in Tibet

Sito francese Arte.tv; pagina dedicata a Tin Tin

Tin Tin su Wikipedia

lunedì 18 giugno 2012

domenica 17 giugno 2012

Il cinema secondo Alfred Hitchcock

Copertina dell'edizione "Il Saggiatore"


Secondo me vale la pena di sentire l'opinione di Alfie.

Il volume presenta un'intervista rilasciata nel corsi di vari anni dall'artista inglese a Francois Truffaut, importante regista francese appassionato dell'opera di Hitchcock.

Non solo conosciamo i retroscena di importanti film che hanno segnato la storia del cinema ma anche risvolti del protagonista altrimenti sconosciuti.

mercoledì 13 giugno 2012

Zagortenayde


Copertina del volume, realizzata dal Maestro e creatore grafico di Zagor: Gallieno Ferri

Zagortenayde è il titolo di questo libro la cui copertina è postata sopra.
Si tratta di un volumone di oltre 250 pagine, dedicato al mondo di Zagor, personaggio di Sergio Bonelli Editore in uscita a fine giugno.

Il sommario è davvero ricco di articoli e immagini e percorre tutta la vita editoriale del personaggio.
Sono analizzati gli eroici viaggi del personaggio in lungo e in largo per il globo ed altriinediti approfondimenti, con l'intervento dell'attuale curatore e sceneggiatore principe della serie: Moreno Burattini ( Ecco il suo frequentatissimo Blog )

Insomma, lo Spitiro con la Scure è un personaggio sul quale non si riesce a mettere la parola fine: c'è sempre qualcosa da dire, rivelare, ricordare, approfondire.

Oltre a trovare sue notizie sul Blog di Baltorr , su quello di Francesco L. P. (tra gli autori del "Bel Tomo"), godrà di tutte le attenzioni sul Blog di casa: Scls-magazine.

Ho l'onore di essere presente con un pezzo dedicato all'analisi dei contenuti di una delle decadi editoriali del personaggio.
Che non sono poche... va beh, non lo dico: basta guardare in copertina.


domenica 10 giugno 2012

Patricia Highsmith e la suspense




La Highsmith è una grande scrittrice. Non solo perchè Alfred Hitchcock e altri registi hanno tratto film dai suoi romanzi e racconti, non soltanto perchè lo dice anche Camilleri e probabilmente non contano nemmeno le copie vendute dei suoi lavori.

In realtà la signora Patricia è una grande scrittrice perchè basta leggerla per rendersene conto.

L'immagine sopra rappresenta un campione della sua produzione. Un libro che ho acquistato alcune settimane fa che giaceva sugliscaffali del magazzino di una libreria probabilmente da anni (visto che è stato stampato negli anni '90).

Cosa mi piace di questa scrittrice?

La scorrevolezza delle sue parole, l'ambiente domestico delle sue storie, l'inimmaginabile che fa breccia nella quotidianità, come un'unghia sulla lavagna.

Una bella scoperta, immeritatamente fuori dai cataloghi.

giovedì 7 giugno 2012

Chi colleziona la collezione del collezionista?

Un esempio di collezione trovata in rete.


Qualche giorno fa ho partecipato al funerale di un anziano collezionista di oggettistica del primo novecento... entrambi del primo novecento.

Mentre osservavo il suo ultimo giaciglio non potevo fare a meno di darmi un'occhiata intorno e soffocare la miriade di domande che avrei voluto porre ai familiari sulla storia di quella monumentale quantità di oggetti (dislocati anche altrove, mi dissero).

Quanto tempo avrà impiegato a raccoglierla?
Dove avrà trovato quegli oggetti provenienti da ogni parte del mondo?
Bambole di porcellana, placche di squadre sportive, scatole di metallo contenenti prodotti i cui marchi colorano ancora oggi i supermercati, giocattoli in legno, robot a carica, carillon decorati a mano... ignoro il valore reale di quegli oggetti ma certamente pulsavano dell'amore che il loro proprietario aveva loro dispensato nell'arco di una vita.

Adesso sono rimasti soli.
Che fine faranno?
I suoi familiari capiranno l'importanza che quegli oggetti avevano per lui?
Rimarranno esposti oppure saranno rinchiusi in qualche scatolone?
Saranno gettati? Regalati o rivenduti?

Ho immaginato una situazione alla "Toy Story", per cui oggetti inanimati cercano scampo per tovare una nuovo posto, un nuovo motivo per esistere.

Le collezioni sono parte integrante della vita di una persona. Spesso non hanno valore commerciale ma sono importanti per chi, con pazienza, ha accumulato oggetti che in un certo momento della vita, ha deciso di volere.

Chissà quanto tempo, litigi, sopportazione e denaro sono celati negli oggetti collezionati.
Quanta attesa per un articolo che non si trova o che appartiene a un altro e non si può avere.

Quando una persona non c'è più, la sua collezione racconta molte cose del proprietario.

Quando egli muore, chi raccoglierà quell'eredità spirituale, colma di passione, ricerca, pazienza?
Ci sarà qualcuno pronto a comprendere il motivo profondo che ha spinto un familiare a dedicargli una parte della sua vita?

Intanto la collezione è sola, unica a non essere consolata.
Immobile, a testimonianza di quanto possono essere importanti alcuni oggetti, per i più senza valore.

venerdì 20 aprile 2012

365 racconti sulla fine del mondo


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La Delos Book pubblica in Italia la rivista “Writers Magazine”, bimestrale di riferimento per aspiranti autori di testi, molti dei quali riescono a scrollarsi di dosso il fastidioso aggettivo.
A curarla (così come le iniziative che seguono) è Franco Forte, direttore della rivista.

Da tre anni la Delos ha cominciato a proporre una sorta di sfida all'ultima battuta: un racconto di 2000 parole che presenti il condensato immediato di un concetto, la cui unica traccia è rappresentata dal titolo stesso dell'opera.
Le danze le apre l'antologia “365 racconti eros per un anno”, pubblicata nel 2010.

L'anno successivo raccoglie la sfida “365 racconti Horror per un anno”.

L'ultima, che titola questo post, è appena uscita e sarà presentata a maggio durante il prossimo Salone del libro di Torino.

Dopo essermi perso le due precedenti raccolte, a segnalarmi l'iniziativa è stato il bravo Simone Togneri, che ringrazio.
Ho inviato il racconto “E ci pensò due volte...” ed è stato accettato.
Ne approfitto per ringraziare pubblicamente la Redazione WMI.

Superato lo scoglio ogni autore deve scegliere un giorno dell'anno in cui apparire.
Per chi mi cerca sono al 24 aprile, interno 120.

giovedì 19 aprile 2012

Il sapore del ricordo




Il soffio della vita è un vento fragile che porta con sè gli odori del passato.
Non è facile incontrarlo.
E' un brivido che scompiglia i ricordi, come la mamma un ciuffo di capelli.
Non importa cosa porta dentro.
Non importa quanto sia lontano.
Arriva.
E stende il ponte sugli anni che sono passati.
Può durare un attimo ma il sapore che lascia essere amaro.
Perchè il passato è bastardo e può giocarti in mille modi.
Lui ti conosce bene mentre tu lo ricordi appena.
Lo eviti, lui ti cerca.
E quando ti trova non si lascia prendere ma assaporare.
E quel soffio lo hai respirato.
E' la memoria di ciò che eri, è la nostalgia di non esserlo più.
E' la forza che accende la strada del futuro. 

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Marco Frosali

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