lunedì 24 ottobre 2011

Cos’è successo "davvero"?

Logo del nuovo progetto di Paola Barbato, © degli aventi (atrenta, a detta dell'autrice) diritto


Insomma, parliamoci chiaro, il fumetto è come una seggiola: se ne fai un modello che non va, non vende e al mobiliere rimane un magazzino con ottime chance di trovare posti a sedere ma il portafoglio vuoto.
Ecco perché i cassetti di molti autori rimangono pieni di progetti seduti, in attesa che qualche rabdomante di vignette, trovi il terreno fertile per pubblicarne qualcuno.
Perché “il fumetto” non può permettersi costose ricerche di mercato, deve contare sull’istinto di editori e redattori, sulla sensibilità degli autori e sulla voglia di rischiare.

Paola Barbato ha avuto un’idea. 
A pelle, sembra che abbia lanciato una sfida.
In realtà è probabile che stia cercando di realizzare un suo desiderio: scrivere un fumetto che non sia legato all’avventura o all’indagine di qualche detective (fattori che in Italia sembra siano una sorta di convenzione imprescindibile per avere un più largo successo possibile) ma che parli della semplice storia di una vita umana. 
 
Il fumetto intimista è un genere piuttosto diffuso in altri paesi; da noi ha avuto poche occasioni di salire alla ribalta.
Probabilmente l’esperienza più forte in questo senso viene dalla “Kappa edizioni”, con l’antologico “Mondo Naif”.

Paola Barbato è un’autrice poliedrica che si è pian piano costruita una forte credibilità in vari settori della narrazione: dai fumetti alla narrativa fino ad arrivare alla televisione.
Ecco perché la cosa potrebbe funzionare... davvero.
Il richiamo mediatico del suo nome è forte; la sua notorietà potrebbe favorire un rapido passaparola, catturando l’interesse del pubblico appassionato del genere shojo manga (reso famoso dai giapponesi con storie intimiste, sentimentali, realiste e drammatiche), dei fans dell'autrice, e da chi è stato catturato dalla curiosità sorta intorno al progetto.
Per l’autrice l’esordio nel web ha un precedente illustre: alcuni capitoli della prima versione del suo primo romanzo “Bilico“ nacquero per essere ospitati in un sito web.

Davvero” è quanto di più azzeccato possa avere per titolo un fumetto che racconta la vita vera.

Per realizzare questo progetto la Barbato ha arruolato un gruppo di lavoro composto da autori già affermatii e non, che in meno di un semestre porteranno alla realizzazione di un fumetto a cadenza settimanale, fruibile sul sito internet http://www.davvero.org/ gratuitamente, dal 7 novembre 2011.

Tracce di "Davvero" sul WEB:

© Sergio Bonelli Editore

domenica 16 ottobre 2011

CLAUDIO CINELLI & C.




Ieri sera sono stato a teatro a vedere uno spettacolo dal titolo "Serata d'onore" di Claudio Cinelli, coadiuvato da una compagnia di altri artisti che hanno dato vita a una sarabanda di emozioni che andavano dall’ironico al caustico in un percorso che, a tappe regalava sorrisi, riflessione, lacrime, ricordi ed emozionanti dicotomie intercambiabili uomo-burattino gettando il pubblico in un’atmosfera surreale ma con un filo invisibile che teneva tutti agganciati alla realtà.

Si va dal ricordo dell'attore Giampiero Becherelli, scomparso nel giugno 2010 a monologhi e dialoghi, da danza pura a contaminazione tra balletto e teatro, da spettacolo circense alle ombre cinesi rielaborate con figure di luce… insomma, una panoramica su quanto il teatro può offrire ai suoi spettatori.

Non è la prima volta che vado a vedere questo strepitoso artista ma ogni volta riesce a sorprendermi: il suo lavoro testimonia l’evoluzione continua delle sue idee. Sarebbe stato facile inciampare sui suoi cavalli di battaglia (assurti al grande pubblico vincendo il concorso per talenti televisivi di Fantastico 7, nel 1986) e invece è riuscito sempre ad elaborare nuove e ingegnose idee.

Ecco alcuni link dove approfondire la sua conoscenza:



Un filmato su You Tube a lui dedicato:



venerdì 14 ottobre 2011

La forza del salice





E così me l’hanno detto.
Che sono pazza.
Dicono che i pazzi non sanno di esserlo.

E’ falso.

Quando ti risvegli dopo una settimana.
Vissuta tra parentesi.
Come se ti avessero messo in pausa.
E ti dicono che invece c’eri e ti hanno rigirato il cervello come un guanto, e rimpinzato di gocce che ti fanno parlare piano, muovere lentamente come quelle lumachine che escono dopo la pioggia.
Ma non ti sei accorta di niente.

Non ti sei accorta che i tuoi figli non li hanno portati a vedere la statua, che tuo marito ti imboccava senza trovare la strada perchè Fata Morgana era nelle sue lacrime.

Ti senti pazza…
Quando si raccomandano di non guidare, quando è ancora troppo presto per ricominciare a lavorare, quando tuo padre si trattiene con te e i nipotini finché non torna tuo marito e prima non lo aveva mai fatto, ti senti pazza anche se non lo sei.
Quando ti accorgi che chiunque ti guarda distrae lo sguardo perché sa.

Perché l’eco delle tue rovine trova sempre un muro dove rimbalzare

Allora devi prendere l’ultima acqua delle tue radici e far crescere quei pochi semi che ancora stringi in pugno.
Quello che nasce non è forte come una sequoia, non ha foglie verdi su di sé e non è mai primavera.


Senti cadere lungo i fianchi i mille fili della tua vita da riannodare e non riesci a prenderli tutti.
E ti accorgi che non si possono spezzare, sono il tuo passato e il tuo futuro.
In ognuno c’è un ricordo, in ognuno c’è una storia… hai solo bisogno di tempo per riordinarli tutti.

Ma intanto sono lì, intorno a te. E sono indistruttibili
Sono forti, come te, i mille fili della tua vita, ricordi che danzano intorno al tuo esile tronco in un giorno di tramontana.
Ma ti senti forte.

Come il salice che non sa di piangere.



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Marco Frosali

N.B. Vietata ogni riproduzione anche parziale senza la citazione del nome dell’autore.

giovedì 6 ottobre 2011

ADDIO A STEVE JOBS

STEVE JOBS


1955 - 2011



Un rappresentante dell'evoluzione umana


E' triste pubblicare un altro necrologio. Ero indeciso se farlo o meno a così poco tempo dal precedente. Però quest'uomo, come Sergio Bonelli, è riuscito a far divampare quella scintilla che non tutti riescono a tenere accesa. In TV e negli altri media viene usata una miriade di aggettivi per descriverlo. Sono tutti validi. In realtà, uno dei suoi pregi è stata l'attenzione. Al mondo che stava cambiando, diventando sempre più veloce, ai prodotti che creava, a scegliersi i collaboratori.
Somigliava molto a un amico che non c'è più, che studiava informatica ma che non è riuscito a far divampare la sua scintilla per una terribile coincidenza del destino.

Un dolce ricordo poi, a quei pionieristici personal computer della Apple. Ce lo aveva il padre di un amico, quando facevo le scuole medie. Ogni volta che potevo giocarci mi sembrava di mettere un piede nel futuro, mentre oggi, siamo così abituati alla velocità della tecnologia che spesso è più facile essere delusi che stupiti.

lunedì 3 ottobre 2011

Ricordo di Sergio Bonelli

Qualche anno fa gli appassionati di Zagor come me, stavano ancora facendo di tutto per convincere la redazione a mettere in stampa lo “Zagorone”, quell’albone di oltre 200 pagine di cui si fregiavano altre serie (come Tex, Dylan Dog, ecc…) e che l’editore milanese ha dato alle stampe proprio lo scorso maggio, per festeggiare al meglio i 50 anni dello Spirito con la Scure.

Decisi di scrivere una lettera e mandarla per posta cartacea; avevo sentito dire che Sergio Bonelli le preferiva alle e-mail.

I primi di agosto di quell’anno argomentai tutte quelle motivazioni che, secondo il mio modesto parere, giustificavano la pubblicazione auspicata.

Una sola lettera, però, mi sembrava un po’ poco: si sarebbe potuta perdere, o dimenticare nel marasma di corrispondenza che riceve una casa editrice.
Pensai allora di scriverene una al giorno per tutto il mese di Agosto.

In ogni missiva inserivo una motivazione. Mi sforzai di alternare quelle romantiche a quelle tecniche cercando di non scadere nel ridicolo
Intorno al 10 del mese cominciò a diffondersi la notizia che la collana dedicata a Mister No avrebbe chiuso e che Bonelli stava scrivendo la storia finale.
Così, quotidianamente, si affiancò anche una richiesta per prolungare la vita in edicola del pilota amazzonico.


La mitica sede della Bonelli Editore.


Verso ottobre mi arriva una busta targata Bonelli.
Ne ho collezionate alcune nel corso degli anni (Bonelli rispondeva davvero a tutti!), ma era sempre una festa riceverne. Dopo averla rigirata un po’ per le mani, iniziò il rito dell’apertura.

Sul fondo spiccava la firma di  Sergio Bonelli che mi ringraziava dell’impegno con cui sostenevo le cause di Zagor e Mister No e che aveva apprezzato “tutte le e-mail che avevo inviato”.
Era accaduto qualcosa... non erano mail...
Ero stato uno sciocco! Nella mia testa vedevo Bonelli che quotidianamente apriva la cassetta delle lettere e portava manciate di carta sulla scrivania. Non avevo nemmeno immaginato che per forza di cose ci doveva essere qualche filtro per separare la pubblicità e le fatture dalla corrispondenza con i lettori.
Si era trattato di un semplice disguido ma ero dispiaciuto che non avesse saputo quanto mi ero voluto impegnare nel disertare la tecnologia.

Qualche giorno dopo mi giunse una nuova busta con l’intestazione della casa editrice: questa davvero inaspettata.

Conteneva delle scuse.
Sergio Bonelli credeva che le mie missive fossero mail, stampate e raccolte insieme.
Probabilmente erano state consegnate tutte insieme dopo le ferie e scambiate per posta elettronica stampata da un PC… come era ovvio pensare!
Invece, in seguito, aveva trovato tutta la mia corrispondenza con relative buste: mi ringraziò per la perseveranza e si scusò per aver frainteso.

Figuriamoci se ce ne era bisogno.

Ecco com’era Bonelli, un signore.