martedì 3 maggio 2011

Racconto - Short 02 - IOprimopscreen.jpg

RACCONTO

Appena sveglio si ricordò che quella mattina sarebbe stata una delle migliori degli ultimi tempi.
Il pomeriggio precedente aveva acquistato il nuovo computer; entro un’ora il tecnico sarebbe venuto ad installarlo.
La stessa cifra spesa per cenare in un ristorante decente, sarebbe servita per far allestire la sua nuova meraviglia tecnologica da mani esperte.
Si dispiaceva di non poter assemblare da solo il PC ma non era pratico in certi lavori, temeva di rovinare qualcosa e avere comunque bisogno di assistenza... per lui, dietro a quel genere di lavoro c’era un po’ di magia.
Non riusciva (e forse non voleva) capire fino in fondo; preferiva credere che dietro a tanta fredda tecnologia, potesse nascondersi qualcosa di misterioso.

Salutato il tecnico iniziò a muovere i primi passi nel nuovo software.
I programmi li sapeva installare da solo. Ne aveva di tutti i generi. Molti acquistati in previsione del nuovo computer.
Quello appena sostituito era così obsoleto da non venire nemmeno citato nei requisiti minimi di sistema dei software.
I giorni successivi lo videro fare le ore piccole davanti al video. Era fiero di aver condotto a buon fine la connessione WiFi.
Navigava spesso.
Il tempo trascorso in chat e forum era pari a quello che avrebbe potuto spendere in locali da ballo o pub se solo avesse voluto andarci… ma era un solitario e preferiva non interagire troppo con persone in carne e ossa (in realtà non aveva una grande disponibilità di amicizie, tale da permettergli di divertirsi in certi luoghi).
Ormai si era convinto che il computer fosse il suo più grande amico. Gli offriva la possibilità di conoscere una miriade di persone che erano disposte al dialogo senza compromessi.
Ultimo tocco: uno sfondo.
Ne disponeva un numero illimitato ma fu l’ego ad avere la meglio: inserì un suo primo piano, a cui avevano fatto i complimenti persino alcune ragazze!
Nato per essere provvisorio, sarebbe divenuto poi quello definitivo; non tanto per l’intenzione di lasciarlo, quanto per il fatto che si dimenticava di cambiarlo.

Aveva un grande difetto il nostro amico. Se nella vita reale mai avrebbe pensato di imporsi o scontrarsi con qualcuno, nella sua vita sociale virtuale era molto più volitivo, tanto da avviare alcune interessanti discussioni, senza risparmiare critiche o pesanti dichiarazioni.
Nella vita, comportandosi in questo modo, ci si fanno spesso dei nemici… anche nella rete!
I giorni passavano e il suo PC vedeva pericolosamente diminuire i Gigabyte liberi sull’Hard Disk.
A forza di comprimere, archiviare e masterizzare file su CD, non sapeva più nemmeno lui bene tutto quello di cui disponeva nell’hard disk.
Non riusciva a gettare via niente. Salvava tutto, evitava di cestinare file anche se sapeva che non gli sarebbero serviti.

Era abituato al suo faccione che capeggiava sullo sfondo dello schermo.
Le icone sul desktop erano sistemate sul suo volto, ridisegnandolo in uno stile “pop-art informatico”: l’immagine era indistinguibile.
Solo dopo qualche settimana, notò che qualcosa era cambiato.
Sistemando quel caos sullo schermo, quando la foto del suo volto fu libera, qualcosa catturò la sua attenzione.
Spense la luce per non avere contrasti e si avvicinò allo schermo.

L’immagine del suo primo piano sembrava diversa.
Non riusciva più a trovare il file originale (aveva scattato quella foto in digitale; quindi non esisteva materiale cartaceo) e disponeva solo di quello salvato nelle impostazioni dello sfondo. Aprì l’immagine a tutto schermo e la osservò attentamente… si era certamente sbagliato… e poi le proprietà del file non indicavano nessun aggiornamento rispetto alla sua creazione.
La sera aveva già scordato quest'inezia. Decise di cambiare e passò a un panorama marziano; una di quelle foto scattate al pianeta rosso dai Rover in missione.

Dopo qualche mese si dedicò a una nuova pulizia e decise di cambiare immagine … scoprì di avere ancora in memoria la foto del suo primo piano.
La inserì sul desktop.
Adesso era certo che qualcosa non andava; stampò l’immagine e corse allo specchio… sembrava leggermente diverso da come lui si vedeva.
Gettò la stampa nel cestino e corse a cambiare sfondo: gli dava un’angoscia incredibile. Sorrideva per come si sentiva ridicolo a provare quelle sensazioni.

Nei mesi successivi la sua vita corse su un binario incredibilmente dritto. L’unica cosa che cambiava era il rapporto con gli utenti di forum e chat. Con un paio era davvero alle corde. Alcuni lo avevano pure minacciato ma lui era certo che non lo avrebbero trovato e si curava di mantenere il massimo riserbo della sua identità, divertendosi a giocare in incognito e imbastendo discussioni sui contenuti delle quali nemmeno era convinto... era irriconoscibile nel suo ruolo di “navigatore”!

Dopo l’estate, in seguito a due settimane trascorse in montagna, si mise a dare un nuovo aspetto al PC. Era una prassi che si ripeteva ormai semestralmente.
Si imbatté nuovamente nella sua faccia. Si sentì quasi sciocco per l’impressione che gli fece trovarsi di fronte quell’immagine.
Decise di eliminare completamente il file così da non vederlo più, nemmeno per sbaglio; prima però ne fece una stampa.
Provò a fare un nuovo confronto con lo specchio ma la foto era ormai vecchia di un anno e qualche differenza doveva pur esserci… solo che la ricordava venuta meglio.
Mise quella stampa da parte.

Passarono i mesi, molti mesi.
Dopo due anni di onesto lavoro, il suo PC ebbe bisogno di un potenziamento di Ram, Hard Disk e un aggiornamento dei programmi.
Chiese aiuto al tecnico installatore che, dietro a una sua precisa richiesta, non resettò il sistema ma si limitò ad aggiornarlo.
Ripreso possesso della macchina, si dedicò per un’intera giornata a personalizzare nuovamente il PC.
Da un angolo recondito di una cartella di sistema, spuntò fuori un file che lo fece ammutolire: “IOprimopscreen.jpg”
Non aveva il coraggio di aprirlo… poi l’indice cliccò quasi involontariamente sul mouse e si aprì l’immagine che per mesi era stato lo sfondo del suo desktop. Adesso vedeva bene che quella foto era diversa. Ne fece una nuova stampa e la confrontò con quella che mesi prima aveva archiviato… era come invecchiata! Tra le due foto si distingueva chiaramente un invecchiamento e un leggero ingrassamento… eppure lui non era oggi messo così male come nell’ultima immagine…
Avrebbe trovato ridicola quella situazione se solo non avesse riguardato lui.
Gli sembrava di vivere in un moderno “Ritratto di Dorian Gray”…

Negli ultimi due anni non si era mai ammalato; nessun capello bianco si era aggiunto a quelli che già aveva, non era ingrassato, pur vivendo da sedentario e mangiando schifezze con sregolatezza.
Era davvero turbato ma si sentiva anche sciocco a pensare che potesse accadere una cosa simile.
Non gli costava nulla tenere sotto controllo la situazione.
Da allora si fece puntualmente foto settimanali, utilizzando una vecchia macchina con pellicola, che avrebbe confrontato con quella digitale almeno ogni due mesi.

Non dovette attendere oltre il successivo bimestre per entrare davvero in una spirale di terrore: la foto contenuta nel PC era peggiorata mentre quelle scattate settimanalmente, tolte le ovvie differenze di pettinatura e espressione, corrispondevano al momento dello scatto.
Si ricordò poi di una foto di famiglia scattata il suo ultimo Natale felice, quello di qualche anno prima a casa di suo zio. Si precipitò a recuperarla dal parente. Tornato a casa confrontò la foto al PC con quella di famiglia che risalivano all’incirca allo stesso periodo.
Erano così differenti da lasciare senza fiato. Nell’ultima immagine stampata erano ben evidenti alcune rughe intorno agli occhi, i capelli molto più bianchi e radi, le guance appena calanti…
Spense il PC e si distese a letto… cercò di radunare un po’ le idee ma non riusciva a capirci niente.
Dopo alcuni giorni di black out, si decise a riaccendere il PC. Cancellò ancora l’immagine, aggiornò l’antivirus e provò a riavviare il sistema: non era cambiato niente; il file del suo volto era ricomparso.
Decise di abbandonare il PC. Formattò l’hard disk che rimase spento per alcuni mesi.

Era maledettamente solo. Vivere senza nemmeno poter parlare con le conoscenze virtuali, lo rendeva infelice. Si fece crescere la barba, cambiò pettinatura e la sua vita divenne fredda e vuota.
Il piccolo appartamento dove viveva era una specie di porcile. Sul terrazzo sostavano sempre almeno due o tre sacchi di spazzatura. Usava gli stessi vestiti per un’intera settimana e aveva smesso di stirarli. Sua madre soffriva di artrosi e da anni non andava a trovarlo. Era lui che si recava a casa dei suoi, solo per le feste comandate e in quelle occasioni si rassettava un po’.
Perse il lavoro.

Quest’ultimo fatto lo gettò in una disperazione totale.
Aveva bisogno di riemergere, di lasciarsi alle spalle quell’incubo che non si era mai spiegato completamente ma da cui era rimasto così scosso.
Doveva esserci una spiegazione… e doveva trovarla!
Accese il computer e si ricordò che l’ultima volta aveva formattato il sistema. Reinstallò i programmi essenziali per potersi collegare in rete.
Aveva un messaggio, l’unico che gli era arrivato.
Conteneva un file allegato con un’estensione sconosciuta. Era senza oggetto e la firma del mittente era una sorta di codice… un virus? Non gli importava, preferiva rischiare.
Lo aprì.
Spalancò gli occhi fissando il video.
Era la sua immagine, quella che doveva essere scomparsa con tutto il contenuto del disco fisso.
La faccia era scavata, con gli zigomi ben evidenziati. Gli occhi bordati di nero, le labbra violacee. Le pupille paludose, gialle e spente. La testa quasi completamente calva e la pelle sciupata. Si alzò e cadde per terra, sbattendo la testa in uno spigolo del letto. Prima di svenire si gettò sul materasso e si lasciò andare.

Una settimana dopo i vigili del fuoco sfondarono la porta del piccolo appartamento. L’odore era pestilenziale. Il corpo giaceva privo di vita sul letto. Sopra il lenzuolo sporco erano seminate ciocche di capelli.
Il cadavere era così magro e sciupato come se l’uomo fosse stato gravemente malato.
Sul video acceso capeggiava il suo primo piano.
Il vigile osservò l’immagine: doveva risalire a diversi anni prima, tanto era in forma e in salute. Dette un’occhiata al computer… vuoto!
Escluso un file d’immagine, nel sistema non c’era nemmeno un byte! Prima di spegnere il computer, l’agente confrontò il ritratto sul video con il cadavere sul letto: come poteva ridursi così una persona! La magrezza non era data dalla morte, quel povero disperato doveva avere sofferto per mesi.
L’autopsia stabilì che era morto per arresto cardiaco in seguito a infarto ma che da tempo soffriva di un male incurabile.

Il suo male, da anni, si era come bloccato, senza più deteriorare il suo corpo.

Nessuno, nemmeno i loro creatori sanno bene cosa si celi dietro a circuiti stampati, chip e componenti elettroniche. Dove vanno a finire i file cancellati definitivamente? In un luogo misterioso del sistema, in una sorta di buco nero virtuale in cui forse si raccolgono i dati di ogni computer, una dimensione sconosciuta, nata da un innato istinto di sopravvivenza…
In fin dei conti il nome dello stato di un computer privo di ogni programma è “bios”… e non ha niente di elettronico, no?


Immagine tratta dal film "Dorian Gray"

_____________________________________


Marco Frosali

N.B. Vietata ogni riproduzione anche parziale senza la citazione del nome dell’autore.

2 commenti:

Baltorr ha detto...

Davvero interessante questa rivisitazione di Doruan Gray ijn chiave computerizzata... ancora più inquietante se si pensa che le macchine ci hanno ormai circondati e che alla fine ci fagociteranno inesorabilmente...

Anonimo ha detto...

Il vecchio Dorian Gray version 2.0.11